domenica 29 novembre 2009

Voi siete qui - La lingua del picciotto


di ALESSANDRO ROBECCHI
pubblicato in Il Manifesto

Apicella scrive la musica. E Berlusconi scrive i testi. Come quello di ieri, assai divertente: “Se trovo chi ha girato nove serie della Piovra e scritto libri sulla mafia facendoci fare una bella figura nel mondo,  giuro che lo strozzo”. E’ una battuta. E’ una barzelletta. Faceva più ridere se diceva: “lo sciolgo nell’acido”. Oppure: “lo muro in un pilone dell’autostrada”. Non è una cosa seria. Un premier che se la prende con la Piovra e la fiction tivù con la motivazione che raccontare la mafia non mette in buona luce il paese, non può parlare seriamente. Ma non ha visto Il Padrino? Mai l’elegantissimo Don Vito Corleone avrebbe usato parole simili, si sarebbe limitato a un cenno del capo, un lievissimo ammiccamento. La parola “strozzare” si addice più a un picciotto qualunque che a un capo di governo. Restando alla mafia del cinema, Berlusconi sembra più il Joe Pesci di Quei bravi ragazzi, quello che gridava: “hai detto buffo a me?”. Dunque, andiamo, non è una cosa seria. Se fosse una cosa seria il premier dovrebbe citare anche le fiction sulla mafia trasmesse dalle tivù di sua proprietà, con ottimi ascolti. E sarebbe interessante sapere se tra gli “strangolabili” dal premier figura anche, per dire, Roberto Saviano, che non ha fatto certo un piacere alla proloco di Napoli raccontando Gomorra. Edito da Mondadori, sia detto en passant, giusto per sottolineare che con la costruzione della fama planetaria del paese mafio-camorristico-assassino, il signor Silvio Berlusconi ha incassato parecchi soldi. Non vorremmo che si strozzasse da solo. Senza contare che anche le sue proprie performance estive a base di escort e lettoni di Putin non sono state da meno, quanto a credibilità internazionale, dignità del paese e “belle figure”.
Dunque saremmo davvero tentati – come ci hanno subito consigliato i suoi famigli, camerieri, portavoce, reggicoda e corifei – di archiviare la faccenda sotto la voce “cose poco serie dette dal premier” di cui abbiamo del resto vastissima collezione. Purtroppo, invece, l’ultima sparata del capo del governo non è così peregrina. Parlare di mafia fa male al buon nome del paese non è che l’ultima variante di un discorso ben noto. Parlare di crisi fa male all’economia (in effetti a guardare solo il Tg5 sembra di essere in pieno boom economico). Parlare di delinquenza fa male se si governa, diventa invece molto utile quando governano gli altri. Quanto al buon nome del paese, insomma, se si volesse difenderlo sul serio col metodo Berlusconi, sarebbe un lavoro d’inferno. Da Piazza Fontana alle stragi di stato, per dire, via, via, un gran lavoro di bianchetto per questioni di immagine. E chissà, forse non è un caso che il suo sodale Dell’Utri, che per mafia è già stato condannato in primo grado (concorso esterno) se ne va in giro per l’Italia leggendo falsi diari di Mussolini che dicono quant’era gentile e buonanima e brava persona il Puzzone supremo. Eccone un altro che, come il commissario Cattani, ci ha fatto fare una figura di merda. Strozzare anche gli storici, non sarebbe male, no?


domenica 1 novembre 2009

Visti da Fuori

[het financiele dagblad]

L’Unione lascia fare il premier e di conseguenza perde autorevolezza nei confronti di paesi terzi su questioni come la libertà di stampa e la giustizia.

La scena è stata ridicola, mercoledì scorso. Membri delle frazioni cristiano-democratica e conservatrice del Parlamento Europeo sono scattati in piedi, esultanti, quando è stato annunciato che la risoluzione sulle preoccupazioni per la libertà di stampa in Italia è stata bocciata con tre voti di differenza.

Come spesso succede, dopo la votazione c’erano quasi solo sconfitti. Le frazioni che hanno appoggiato la risoluzione, ma anche quelle che l’hanno opposta. Il capofrazione del CDA (Partito Democratico Cristiano olandese, NdT), Wim van de Camp può infatti sostenere che la libertà di stampa in Italia è una questione interna della politica italiana, ma all’interno della sua delegazione olandese ci sono state profondi attriti sulla posizione da assumere e sulla pressione esercitata perchè ci si attenesse alla disciplina di frazione.

Inoltre, le immagini di cristiano-democratici felici perchè hanno bocciato una mozione sulla libertà di stampa è dannosa dal punto di vista pubblicitario. Solo il premier italiano Silvio Berlusconi ha guadagnato qualcosa con l’esito della votazione.

Sarebbe semplice liquidare il dibattito nel parlamento come un nuovo spettacolo messo su da una rappresentanza popolare che si tiene occupata con cose sulle quali non può in ogni caso esercitare influenza. Ma il malcontento del parlamento sul modo in cui Silvio Berlusconi opera è un provvidenziale segnale politico verso Roma con la richiesta di un comportamento più normale. Dagli stati membri dell’Unione ci si può infatti aspettare amaramente poco.

Non che i capi di governo europei in passato abbiano assistito inerti quando in qualche paese succedeva qualcosa che non gli andava a genio. Nel 2000, quando il partito di estrema destra di Jörg Heider, l’FPÖ, formò una maggioranza di governo con i cristiano-democratici dell’ÖVP in Austria, si arrivò ad un autentico boicottaggio politico da parte di altri Stati membri dell’UE. Congelarono i contatti diplomatici con l’Austria e rifiutarono i candidati austriaci per incarichi importanti. L’Unione ritirò le misure quando fu chiaro che fruttavano ben poco di positivo e che non c’era niente da eccepire sui ministri dell’FPÖ.

Il fatto che allora si arrivò a punire l’Austria ha una semplice spiegazione. L’Austria è un paese dell’UE relativamente piccolo, e nel 2000 era diventato membro da appena un anno.

Il caso dell’Italia è ben diverso: è uno dei paesi fondatori della cooperazione europea e il suo peso nelle votazioni del Consiglio Europeo è da protagonista. Le possibilità che il premier olandese Jan Peter Balkenende e i suoi colleghi prendano Silvio Berlusconi da parte durante il prossimo vertice europeo e gli dicano qualche parola dura è quindi zero.

Però dovrebbero farlo. Il premier italiano si comporta come un antidemocratico. Intimida con richieste di risarcimento danni i media che danno notizie sulle sue scappatelle, a pagamento o no, con donne, giovani o no. Regolamenta per se stesso l’immunità giuridica per non avere problemi con le inchieste per corruzione. Recentemente, quando la Corte Costituzionale gli ha tolto l’immunità, ha attaccato duramente il potere giudiziario.

È facile liquidare tutto ciò come una questione politica interna. Gente come Wim van de Camp trova che tocchi agli elettori presentare a Berlusconi il conto per la sua condotta scorretta. Il problema è che molti di quegli elettori non sono affatto informati su cosa pensa e fa il loro premier, o lo sono in modo distorto. Chi guarda la tv in Italia, o guarda le emittenti che sono proprietà di Berlusconi, o le emittenti statali dove brandiscono lo scettro persone di fiducia di Berlusconi.

Minacce a giornalisti e magistrati: se questo succedesse in qualche aspirante Stato membro, Bruxelles farebbe la predica.

Simili azioni rallenterebbero o fermerebbero il processo di ammissione. Questo è il danno causato dal tollerare la condotta scorretta di Berlusconi. Come possono Stati membri come l’Olanda continuare a fare pressione sulla Commissione Europea perchè segua attentamente gli sviluppi nel sistema giudiziario di Paesi già membri come la Romania e la Bulgaria? Come può l’Europa chiedere a stati candidati membri di fare pulizia a casa propria, se gli attuali membri se ne fregano di ogni sorta di principi?

Prendiamo la Serbia, che vorrebbe tanto entrare a far parte dell’Unione. A ogni elezione piovono nomine politiche nelle emittenti statali e nelle tv locali. Sicuramente l’UE vorrà cambiare questa prassi. Sempre in Serbia, il governo ha approvato una nuova legge sulla stampa che permette di multare pesantemente i media quando le notizie date si rivelano false. Queste multe sono così elevate da provocare il fallimento. I politici ora usano le regole per tenere in riga i quotidiani. Una simile legge contro-europea deve essere musica per le orecchie di Berlusconi.