giovedì 24 dicembre 2009

Visti Da Fuori

Dagbladet Information


Le conseguenze dell’aggressione a Berlusconi sono imprevedibili. Prima dell’incidente di domenica scorsa a Milano, Berlusconi sembrava un uomo finito. Il malcontento nelle file del PDL per le costanti accuse da parte del presidente contro i giudici e contro altre istituzioni dello Stato era notevole. Il presidente della Camera dei Deputati. L’ex-missino Gianfranco Fini, era sull’orlo di raggruppare le proprie truppe ed abbandonare il partito. Pier Ferdinando Casini, leader dei cristianodemocratici di centro UDC, aveva auspicato la formazione di un’alleanza democratica con la sinistra per frenare il tentativo del governo di modificare la Costituzione. Si prospettava quindi una maggioranza alternativa ma l’episodio di violenza potrebbe rivelarsi come un salasso rigeneratore per l’attuale maggioranza.

La forza del fascino carismatico di Berlusconi è la narrazione della ricchezza e del successo, che si accentra nel suo aspetto fisico. È un fisico che emana energia, ottimismo, temperamento, fortuna e sicurezza, ma anche odio per il nemico, disprezzo per le regole e disinteresse per le idee altrui. Per 15 anni Berlusconi ha proiettato i suoi istinti autoritari contro una sinistra ”comunista”, che esiste solo nella sua fantasia. Ha sistematicamente svuotato la democrazia italiana di contenuti, sia nelle istituzioni pubbliche che nelle teste dei cittadini.

L’odio per Berlusconi è quindi pienamente comprensibile. Erigendo il carisma a fattore determinante per la legittimazione del potere politico, Berlusconi ha oltrepassato la linea di demarcazione della democrazia: la democrazia si basa su argomenti, non su sentimenti. Ma Berlusconi ha consapevolmente accentrato l’attenzione sulla propria persona e perciò provoca reazioni come odio e amore. Che un psicolabile – per definizione non in grado di autocontrollo emotivo – commetta violenza nei confronti del presidente è una conseguenza della natura del berlusconismo. Negli attimi successivi all’aggressione, sul viso di Berlusconi era dipinto il panico, ma poi sfidando istintivamente il pericolo si è mostrato alla folla come un martire sanguinante. È proprio questo il contenuto del patto che lui ha stretto con i suoi elettori. Ma l’aggressione rivela anche l’ombra negativa del potere carismatico: la sacralizzazione del viso di Berlusconi sugli schermi TV alimenta infatti la spinta alla desacralizzazione.

Il tentativo di trasformare la desacralizzazione in martirio mostra quanto l’Italia sia distante da una normale dialettica democratica. L’opposizione e parte della stampa sono stati accusati di essere i ”mandanti morali”. Adesso Berlusconi tenterà il tutto per tutto per limitare i poteri dei giudici e del presidente. Ancora una volta ha avuto successo nel semplificare la vita politica. Ma ad un certo punto la bolla scoppierà ed il passaggio ad una nuova epoca non sarà indolore. L’avventura politica di Berlusconi cominciò nel 1992-93 con le bombe della mafia contro giudici e monumenti e può terminare con altre bombe ed un collasso economico.


domenica 20 dicembre 2009

In tv una lite ogni due minuti
e sono i politici a urlare di più

Oltre 38 ore al giorno di Tv sono a rischio offese. A rimetterci i più giovani, ma non solo. Il parere di 130 esperti tra psicologi, psicopedagogisti e sociologi

ROMA - Lo zapping è diventato a intolleranza zero e la lite fa audience. Così sui principali canali televisivi, Rai, Mediaset e La7, oltre 38 ore al giorno di programmazione sono a rischio offese, urla e sopraffazioni. E' quanto emerge da uno studio condotto da Comunicazione Perbene, l'associazione non profit che si batte per l'ecologia nella comunicazione con una particolare attenzione ai bambini e che ha lanciato una campagna per fermare la violenza nei media.

Più dei reality show e molto più delle trasmissioni sportive, sul ring del piccolo schermo i più combattivi e astiosi sono i Tg (da bollino rosso per il 71 per cento degli esperti intervistati) e i programmi di informazione. A urlare più delle curve di tifosi e alzare i livelli dell'"urlometro mediatico", sono soprattutto i politici (come evidenzia il 67 per cento degli esperti). Dove ci sono i rappresentanti dello Stato si registra in media un "comportamento scorretto" ogni 3 minuti di messa in onda.

Oltre ai litigi, a essere sotto accusa ci sono gli insulti (indicati dall'85 per cento), le urla (73 per cento) e il sovrapporsi agli altri (66 per cento) senza lasciare la possibilità di replica. Ma il pubblico, che guarda, non è contento. Secondo il 69 per cento degli intervistati, gli effetti sui più giovani possono essere gravi e portare a un aumento dell'aggressività (46 per cento), all'insorgere di stati d'ansia (39 per cento), fino ad arrivare a intolleranza e persino a sociopatie.

L'associazione Comunicazione perbene ha intervistato 130 esperti tra psicologi, psicopedagogisti, sociologi ed esperti di media, oltre ad aver condotto un monitoraggio del web e delle reti nazionali per individuare che spazio hanno, ogni giorno litigi, risse, comportamenti e atteggiamenti aggressivi o diseducativi nei media.

Se resta il piccolo schermo il primo a essere sotto accusa, come sostiene il 75 per cento degli esperti, internet lo segue a ruota e contribuisce ad aumentare il clima di aggressività (48 per cento). In particolare la Rete permette l'interazione attiva dell'utente che non si limita a cambiare canale col telecomando e può invece partecipare attivamente a litigi, insulti e risse armato di mouse.

"La tv è il medium preferito degli italiani e dovrebbe essere uno strumento di informazione o intrattenimento - ha spiegato Saro Trovato, presidente di Comunicazione Perbene -, non una sorta di arena dove a dominare sono liti e violenza. Di fatto la Tv ha un'incredibile capacità di influenzare comportamenti e atteggiamenti, nel bene e nel male. E una Tv dove ogni giorno in decine di trasmissioni vengono proposti comportamenti scorretti non è certo una buona maestra. Oltre alla frequenza dei litigi la cosa preoccupante, come sostengono gli esperti intervistati, è l'atteggiamento di routine con cui vengono accolte le manifestazioni più estreme, come gli insulti e le prevaricazioni. Questo crea una specie di complicità con lo spettatore e contribuisce a far entrare a tutti gli effetti la rabbia incontrollabile nel comportamento comune".

Luca Borgomeo, presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), organismo dell'Agcom ha ribadito l'importanza di cambaire la situazione. "E' da tempo che segnaliamo come la rissosità sia diventata una costante di molte trasmissioni. Un fenomeno pericoloso, soprattutto per i più piccoli - ha detto Borgomeo - Abbiamo più volte invitato le emittenti ad abbassare i toni. Ma la voglia di scalare l'audience a suon di urla sembra più forte. C'è però tanta gente che apprezza la pacatezza e il sereno confronto"



mercoledì 16 dicembre 2009

Visti da Fuori

[Tages-Anzeiger - Svizzera]


“Un primo ministro con le palle”: Berlusconi parla ex cathedra al Congresso del Partito Popolare Europeo.

Nulla più stupisce di lui: dichiarazioni sconcertanti, volgarità, calunnie. Qualunque cosa dica Silvio Berlusconi, si perde nell’immensità delle sue precedenti esternazioni sconcertanti, volgari e calunniose. All’estero è da tempo ormai che il primo ministro italiano non viene più preso sul serio. Lo si crede un personaggio eccentrico della politica, un pagliaccio. Ma quasi nessuno lo ritiene un pericolo.

Un esempio particolarmente eloquente di quanto detto ci è stato offerto giovedì a Bonn quando è intervenuto al Congresso del Partito Popolare Europeo. Berlusconi stava tenendo un discorso. Tra il pubblico sedevano alcune alte cariche di paesi europei con un governo conservatore. Anche Angela Merkel, il cancelliere federale tedesco, era tra loro. Era pertanto un contesto ufficiale e internazionale, che vedeva la presenza di personaggi di alto livello. Non si trattava certo del palcoscenico di un programma di cabaret.

Continuo golpe delle parole

Berlusconi ha cominciato il suo discorso, ha raccontato una barzelletta autoironica e ha fatto ridere il pubblico. E poi ha attaccato con violenza inaudita il potere giudiziario del suo paese. Ha dichiarato che nella magistratura si sarebbero insinuati degli uomini della sinistra e che essa vorrebbe rovesciarlo. La Corte Costituzionale, il tribunale supremo italiano, è stata definita dal pluriaccusato premier di essere un “organo politico”. Sarebbe composto da persone nominate da tre presidenti della Repubblica di sinistra che avrebbero come loro unico obiettivo quello di perseguitarlo e di impedire al suo governo di governare. È giunto quindi il momento che lui, Berlusconi, “un primo ministro forte e duro, con le palle”, come lui stesso si è descritto, cambi la costituzione per impedire il colpo di stato da parte dei giudici e per salvare il paese.

In parole altre Berlusconi ha spiegato ai suoi colleghi, capi di stato europei, che la separazione dei poteri democratici in Italia è al momento sbilanciata e che ora è costretto a reagire. Il pubblico di Bonn, così sembra, sarebbe stato colto da un increscioso imbarazzo, come congelato da quelle singolari parole del premier italiano, da quell’incitamento contro le istituzioni della Repubblica. Probabilmente alcuni hanno scosso la testa – almeno nel loro intimo. Ma nessuno ha voluto commentare il discorso di Berlusconi. Nemmeno la Merkel. Molti media internazionali che hanno riferito sul Congresso hanno riportato la sua barzelletta, soltanto quella e anche questo è indicativo di quanto Berlusconi venga sottovalutato.

Gli italiani lo hanno eletto per ben tre volte

All’estero fanno spallucce e si argomenta solitamente così: dopo tutto gli italiani lo hanno eletto per tre volte negli ultimi quindici anni. E lo hanno fatto nonostante l’enorme conflitto di interessi economici e politici, nonostante la sua reputazione ormai compromessa, nonostante l’origine misteriosa del suo patrimonio, nonostante il suo rifiuto di rimettersi al giudizio dei magistrati che vogliono processarlo, tra l’altro, per corruzione e falso in bilancio (non come politico ma come un privato cittadino), nonostante le molte leggi fatte ad hoc per evitargli i processi, nonostante un bilancio di governo insoddisfacente, nonostante alcune scandalose vicende private che avrebbero dovuto inorridire almeno l’elettorato cattolico.

Di fronte a quest’argomentazione c’è teoricamente poco da ribattere. Berlusconi viene democraticamente eletto. La percentuale che raggiunge il suo partito nella coalizione di governo è il 30 per cento. Con l’appoggio degli alleati questa percentuale è sufficiente a costituire una ampia maggioranza. Ma Berlusconi crede che a lui sia permesso tutto. Non solo si sente eletto, ma anche predestinato e osannato come un redentore, un messia. Circondato da buffoni di corte e dalla sua personale claque. Lui guida il suo partito senza bisogno di congressi. Tratta i suoi collaboratori alla stregua di dipendenti.

Ora ci si può ridere sopra o distogliere lo sguardo imbarazzati, come fanno i suoi colleghi capi di governo europei. Oppure ci si potrebbe chiedere, con legittima preoccupazione, come è possibile che ci sia un primo ministro europeo che non mostra rispetto per le regole di una democrazia occidentale.

In Italia due dei suoi storici alleati si sono ormai allontanati da Berlusconi. Per primi i cristiano-democratici di Pierferdinando Casini, ora il presidente della Camera dei Deputati, il postfascista Gianfranco Fini. Avranno di certo le loro ambizioni politiche. Il malcontento, tuttavia, è lo stesso. Fini ha detto che il primo ministro non tollera obiezioni e non rispetta le istituzioni di garanzia nello Stato. Fini dovrebbe saperlo bene, visto che è stato fin dall’inizio al suo fianco.

La tanto scongiurata fine

E così Berlusconi è isolato e incalzato nel suo stesso schieramento. Può fare affidamento solo sul suo più stretto entourage, su quelle persone che acclamandolo servilmente hanno raggiunto le più alte vette della politica e per questo sono eternamente grati al loro capo. Anche la Lega Nord torna periodicamente a minacciare di far cadere Berlusconi. Gli alleati non assentono più a tutto, come facevano un tempo.

I giornali di sinistra parlano della incombente “fine di un’epoca”, delle ultime ore di un leader barcollante, della fine della Seconda Repubblica. Di nuovo! Ma Berlusconi prende in considerazione l’idea di costringere il paese alle elezioni anticipate, presentarsi alla gente nella veste di martire e di perseguitato, mostrare a tutti ancora una volta – a quelli di sinistra, ai traditori di destra, al mondo intero – che in un colpo saprà liberarsi, lui “forte, duro, con le palle” e con tutto il potere dei suoi miliardi e dei suoi mezzi di comunicazione. E questo accade nel bel mezzo dell’Europa. Vi sembra che tutto questo sia da sottovalutare?

Pesi e Misure

In questi giorni catalizzati dall'evento dell'anno , l'atto idiota di uno psicopatico in cerca di notorietà, mi sono venute in mente un paio di cosiderazioni che , stranamente, non ho sentito in nessun programma televisivo, anche se a dire la verità non ne guardo tantissimi.
L'attacco subito dal presidente del consiglio è indubbiamente un fatto clamoroso ed è ovvio che finisca su tutte le prime pagine e che se ne parli in continuazione in questi giorni.
Certo , i toni usati dai suoi sodali e fedeli alleati sono molto al di sopra delle righe, il tentativo di addossarne la colpa a giornalisti e giornali critici è subdolo e meschino, del tutto in linea con la feroce propaganda a cui è sottomessa l'Italia da 15 lunghissimi anni a questa parte.
Non è tuttavia questo che mi colpisce , perchè solo uno straniero appena sbarcato a Malpensa potrebbe stupirsi di quello che dicono i vari Cicchitto , Feltri e compagnia cantante.
La cosa che mi stupisce ancora, nonostante tutto, è la facilità con cui la gente comune si dimentica tutto quello che è stato detto in tempi non lontani e tutto quello che è stato fatto dal "centrodestra" quando era , bei tempi quelli, all'opposizione.
Le accuse di regime, di brogli elettorali, il golpe di Scalfaro, le "pallottole" di Bossi al Giudice Papalia, Maroni condannato per resistenza a Pubblico Ufficiale," i bergamaschi armati pronti ad imbracciare il fucile per la libertà della Padania", la "Padania" che in prima pagina accusava Berlusconi di essere un mafioso, Bossi che lo insultava nei comizi, Sgarbi che insultava e calunniava il giudice anti mafia Caselli su Canale 5, gli insulti di Berlusconi rivolti a Prodi e Veltroni prima e a tutti gli elettori poi, tutte queste cose che io e tanti altri ricordiamo perfettamente sono scomparse non solo dalle cronache ma soprattutto dalla memoria collettiva degli italiani.
Lui può tranquillamente presentarsi alla massa come la vittima di un gioco al massacro che lo ha sempre visto in prima fila, con le televisioni dalla parte del manico come accade solo nelle peggiori Repubbliche delle Banane.
Qualche anno fa Prodi ricevette un pacco bomba a casa che esplose senza fare troppi danni, e il fatto fu superato senza nessun clamore, il primo a minimizzare fu il diretto interessato, che non si sognò neppure di accusare il "centrodestra" di fomentare l'odio e la violenza.
Tre anni fa durante le manifestazioni dei tassisti contro il Decreto Bersani, Fabio Mussi fu aggredito e malmenato da alcuni dimostranti.
Non mi sembra di ricordare alzate di scudi da parte di coloro che oggi si strappano i capelli per il clima d'odio e violenza , e dire che di cose me ne ricordo.
Non riuscirò mai a capire ed accettare la facilità con cui una larga parte della popolazione, compresi , aihmè, anche molti parenti e conoscenti , si lascia manipolare da una macchina di propaganda tanto potente quanto evidente.
E' così difficile , o faticoso, tenersi informati in maniera consapevole, senza bersi tutto quello che passa?
E' così difficile usare il proprio cervello per formarsi delle opinioni senza farsele inculcare passivamente?


lunedì 14 dicembre 2009

UN NO ALLA VIOLENZA

Questo blog , nel suo infinitamente piccolo, condanna ogni forma di violenza fisica a danno di chiunque.
Il gesto di Tartaglia non può in nessun modo essere condiviso nè essere giustificato.
Non è così che ci si libera di un pessimo governante, anzi mi sembra piuttosto evidente che i pessimi governanti ne escano addirittura rafforzati nell'opinione pubblica.
Solo il voto ci libererà del nostro pessimo governante, e solo una presa di coscienza collettiva potrà portare gli italiani a voltare le spalle all'uomo che da 15 anni li indottrina con la sua sproporzionata macchina propagandastica.
Il gesto scellerato di ieri sera va nella direzione opposta.

domenica 6 dicembre 2009

Time to say addio

Dec 3rd 2009
From The Economist print edition
Silvio Berlusconi’s political career is teetering on the brink. He should go

EVEN by his standards, it has been a bad week for Silvio Berlusconi, Italy’s prime minister. A court demanded surety for a huge fine on his Fininvest company, over its 2000 purchase of Mondadori, Italy’s biggest publisher. His wife, Veronica, is seeking a vast divorce settlement. His trial on charges of bribing a British lawyer, David Mills, is restarting after his immunity was quashed. New claims are being aired of one-time Mafia connections. A “No Berlusconi Day” protest is being staged in Rome this weekend. Mr Berlusconi has made political survival an art, but even he now looks to be in trouble (see article).
EPA

The Economist’s view of Mr Berlusconi has been consistent. We criticised his political debut in 1993-94. In 2001 we said he was unfit to rule Italy. In 2006 we advised Italian voters to say “Basta!” to his government. We urged them to back his centre-left opponent in March 2008. Yet we have been cautious over joining the extensive and prurient commentary on a lurid array of sex scandals that have engulfed the 73-year-old prime minister this year. We prefer to judge him on two more substantive matters: the conflicts of interest between his business and political jobs, and his government’s performance.

This week’s events have thrown a dark light on the first. The resumption of various court cases involving him or his associates, plus a series of other business and legal issues, are distracting him and his government from their other responsibilities. The damage is visible. With the financial crisis and the recession, attention has shifted from Italy’s economic difficulties to the plight of places like Greece. Yet although Italy’s admirable small businesses in the north are thriving, the country as a whole still lags behind badly. In the year to the third quarter its GDP shrank by more than the euro-area average, and it is expected to fall by almost 5% in 2009, as big a drop as in any other big west European country.

Mr Berlusconi’s government has been shockingly dilatory in its response. For a long time the prime minister denied that Italy would go into recession. He used the parlous public finances as a reason to justify why Italy’s fiscal stimulus should be much smaller than in other big countries. Unlike a few braver political leaders, he also failed to promote the sorts of economic reform needed to restore the country’s competitiveness, which has deteriorated sharply against Germany’s. Italy remains over-regulated and comes out distressingly badly in international league tables for such things as the ease of starting a business, the extent of corruption, the level of a country’s research spending and the quality of its education.

In his third government Mr Berlusconi has also pursued an eccentric foreign policy out of kilter with Italy’s Western allies. He has cosied up to Russia’s Vladimir Putin and Libya’s Muammar Qaddafi in pursuit of Italian energy interests (this week he was in Belarus, chatting up another dictator, Alyaksandr Lukashenka). Under Mr Berlusconi, Italy continues to punch below its weight in the European Union and the world.
Go, go, Silvio

Partly thanks to his own machinations, there is no obvious successor if Mr Berlusconi quits. Indeed, some supporters say it is better to stick with him because the alternative would be chaos. Yet Italy has other potential leaders: Gianfranco Fini in his own party, who is openly plotting to oust Mr Berlusconi; Pier Ferdinando Casini in the centre, who held aloof from his third government; even the new centre-left leader, Pierluigi Bersani, who pushed reforms in the government of Romano Prodi. One of these would surely come to the fore were Mr Berlusconi to go. Whoever does might even complete the country’s transformation, which Mr Berlusconi halted in its tracks when he entered the political stage in the 1990s. Italy would be better off if il cavaliere now rode out of the scene.