[Tages-Anzeiger - Svizzera]
“Un primo ministro con le palle”: Berlusconi parla ex cathedra al Congresso del Partito Popolare Europeo.
Nulla più stupisce di lui: dichiarazioni sconcertanti, volgarità, calunnie. Qualunque cosa dica Silvio Berlusconi, si perde nell’immensità delle sue precedenti esternazioni sconcertanti, volgari e calunniose. All’estero è da tempo ormai che il primo ministro italiano non viene più preso sul serio. Lo si crede un personaggio eccentrico della politica, un pagliaccio. Ma quasi nessuno lo ritiene un pericolo.
Un esempio particolarmente eloquente di quanto detto ci è stato offerto giovedì a Bonn quando è intervenuto al Congresso del Partito Popolare Europeo. Berlusconi stava tenendo un discorso. Tra il pubblico sedevano alcune alte cariche di paesi europei con un governo conservatore. Anche Angela Merkel, il cancelliere federale tedesco, era tra loro. Era pertanto un contesto ufficiale e internazionale, che vedeva la presenza di personaggi di alto livello. Non si trattava certo del palcoscenico di un programma di cabaret.
Continuo golpe delle parole
Berlusconi ha cominciato il suo discorso, ha raccontato una barzelletta autoironica e ha fatto ridere il pubblico. E poi ha attaccato con violenza inaudita il potere giudiziario del suo paese. Ha dichiarato che nella magistratura si sarebbero insinuati degli uomini della sinistra e che essa vorrebbe rovesciarlo. La Corte Costituzionale, il tribunale supremo italiano, è stata definita dal pluriaccusato premier di essere un “organo politico”. Sarebbe composto da persone nominate da tre presidenti della Repubblica di sinistra che avrebbero come loro unico obiettivo quello di perseguitarlo e di impedire al suo governo di governare. È giunto quindi il momento che lui, Berlusconi, “un primo ministro forte e duro, con le palle”, come lui stesso si è descritto, cambi la costituzione per impedire il colpo di stato da parte dei giudici e per salvare il paese.
In parole altre Berlusconi ha spiegato ai suoi colleghi, capi di stato europei, che la separazione dei poteri democratici in Italia è al momento sbilanciata e che ora è costretto a reagire. Il pubblico di Bonn, così sembra, sarebbe stato colto da un increscioso imbarazzo, come congelato da quelle singolari parole del premier italiano, da quell’incitamento contro le istituzioni della Repubblica. Probabilmente alcuni hanno scosso la testa – almeno nel loro intimo. Ma nessuno ha voluto commentare il discorso di Berlusconi. Nemmeno la Merkel. Molti media internazionali che hanno riferito sul Congresso hanno riportato la sua barzelletta, soltanto quella e anche questo è indicativo di quanto Berlusconi venga sottovalutato.
Gli italiani lo hanno eletto per ben tre volte
All’estero fanno spallucce e si argomenta solitamente così: dopo tutto gli italiani lo hanno eletto per tre volte negli ultimi quindici anni. E lo hanno fatto nonostante l’enorme conflitto di interessi economici e politici, nonostante la sua reputazione ormai compromessa, nonostante l’origine misteriosa del suo patrimonio, nonostante il suo rifiuto di rimettersi al giudizio dei magistrati che vogliono processarlo, tra l’altro, per corruzione e falso in bilancio (non come politico ma come un privato cittadino), nonostante le molte leggi fatte ad hoc per evitargli i processi, nonostante un bilancio di governo insoddisfacente, nonostante alcune scandalose vicende private che avrebbero dovuto inorridire almeno l’elettorato cattolico.
Di fronte a quest’argomentazione c’è teoricamente poco da ribattere. Berlusconi viene democraticamente eletto. La percentuale che raggiunge il suo partito nella coalizione di governo è il 30 per cento. Con l’appoggio degli alleati questa percentuale è sufficiente a costituire una ampia maggioranza. Ma Berlusconi crede che a lui sia permesso tutto. Non solo si sente eletto, ma anche predestinato e osannato come un redentore, un messia. Circondato da buffoni di corte e dalla sua personale claque. Lui guida il suo partito senza bisogno di congressi. Tratta i suoi collaboratori alla stregua di dipendenti.
Ora ci si può ridere sopra o distogliere lo sguardo imbarazzati, come fanno i suoi colleghi capi di governo europei. Oppure ci si potrebbe chiedere, con legittima preoccupazione, come è possibile che ci sia un primo ministro europeo che non mostra rispetto per le regole di una democrazia occidentale.
In Italia due dei suoi storici alleati si sono ormai allontanati da Berlusconi. Per primi i cristiano-democratici di Pierferdinando Casini, ora il presidente della Camera dei Deputati, il postfascista Gianfranco Fini. Avranno di certo le loro ambizioni politiche. Il malcontento, tuttavia, è lo stesso. Fini ha detto che il primo ministro non tollera obiezioni e non rispetta le istituzioni di garanzia nello Stato. Fini dovrebbe saperlo bene, visto che è stato fin dall’inizio al suo fianco.
La tanto scongiurata fine
E così Berlusconi è isolato e incalzato nel suo stesso schieramento. Può fare affidamento solo sul suo più stretto entourage, su quelle persone che acclamandolo servilmente hanno raggiunto le più alte vette della politica e per questo sono eternamente grati al loro capo. Anche la Lega Nord torna periodicamente a minacciare di far cadere Berlusconi. Gli alleati non assentono più a tutto, come facevano un tempo.
I giornali di sinistra parlano della incombente “fine di un’epoca”, delle ultime ore di un leader barcollante, della fine della Seconda Repubblica. Di nuovo! Ma Berlusconi prende in considerazione l’idea di costringere il paese alle elezioni anticipate, presentarsi alla gente nella veste di martire e di perseguitato, mostrare a tutti ancora una volta – a quelli di sinistra, ai traditori di destra, al mondo intero – che in un colpo saprà liberarsi, lui “forte, duro, con le palle” e con tutto il potere dei suoi miliardi e dei suoi mezzi di comunicazione. E questo accade nel bel mezzo dell’Europa. Vi sembra che tutto questo sia da sottovalutare?
mercoledì 16 dicembre 2009
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