martedì 26 gennaio 2010

L’imperatore che governa con il telecomando

[Dagens Nyheter - Svezia]


Ha il controllo di cinque canali tivù, imprese edili, giornali, la squadra di calcio AC Milan e oltretutto è il capo del governo italiano. Le accuse di corruzione e le ragazze escort, gli scandali vanno e vengono ma Silvio Berlusconi sembra rimanere, e governa il suo paese anche e soprattutto attraverso la tivù.

Quando andai a vivere in Italia per la prima volta nel 1982, ricordo lo shock che provai vedendo che c’erano centinaia di canali televisivi. La pubblica RAI ne aveva già tre, mentre Silvio Berlusconi solo due – Canale 5 e Italia 1 – avremmo dovuto aspettare fino al 1984 prima che si accaparrasse Rete 4. Un enorme frastorno mediatico per un giovane studentello malnutrito come me, abituato alle repliche della SVT, ripetute fino alla nausea, e all’assenza della pubblicità.
Facevo uno zapping selvaggio con il telecomando e guardavo un film dietro l’altro. Su di un canale trovavo signore truccatissime che facevano l’oroscopo e i tarocchi a spettatori che telefonavano, e nel seguente mi imbattevo in casalinghe di mezz’età che a metà pomeriggio facevano lo spogliarello.

Quando i miei genitori una volta vennero a trovarmi, il padrone di casa diede a mio padre il telecomando, spiegando che come ospite d’onore poteva scegliere il canale che avremmo guardato mentre cenavamo. Un gesto di grande benevolenza e il massimo dell’ospitalità per Vincenzo Casagrande, un tappezziere 60enne la cui televisione, così come quella della maggioranza degli italiani, era sempre accesa.

In Italia, in nove case su dieci la televisione è posizionata in modo tale da poterla vedere dal tavolo da pranzo. Alla fine, se non si ha il buon senso di spegnerla, l’indottrinamento diventa totale. I tanti spot e i giochi a premi si susseguono uno dopo l’altro. E se i conduttori sono sempre più anziani e stempiati, le signorine dei programmi hanno sempre meno vestiti addosso. Saltano, si dimenano, ballano e soprattutto hanno il compito di invogliare lo spettatore a non cambiare canale quando ad esempio arriva la pubblicità. Vengono chiamate “veline” – difficile da tradurre, ma all’ultimo festival di Venezia io e altri colleghi siamo stati d’accordo sul fatto che l’unica parola svedese corretta sia kuttersmycke (n.d.t. ragazza “da esibire”).

Durante i miei anni in Italia, Berlusconi ha cambiato tanto la scena politica quanto il mondo della televisione. Egli è prima di tutto un piazzista. Sui suoi canali commerciali, allo stesso modo in cui ha venduto case, pannoloni e olio di oliva, vende adesso politica con successo. La parola successo si basa sulla sua attuale maggioranza parlamentare da record, anche se in effetti ha pesantemente manipolato le leggi elettorali che gli hanno dato premi di maggioranza spropositati. L’uomo che ha costruito il suo impero televisivo è lo stesso che ha costruito il suo partito, Forza Italia, chiamato adesso Partito della Libertà (come se l’Italia non fosse un paese libero?). Si chiama Marcello Dell’Utri, ha 68 anni ed è stato rieletto senatore nel 2008, nonostante sia già stato condannato a nove anni di carcere per collusione con la mafia siciliana. Un dettaglio insignificante che pesa quanto una piuma in una campagna elettorale italiana.

Da 15 anni la televisione e la politica hanno il medesimo linguaggio autocratico e spesso anche la stessa obsoleta concezione della donna: ragazze prosperose che ricordano le pin-up degli anni ’60, di cui l’attuale ministro delle pari opportunità Mara Carfagna, 34 anni e un passato da modella, rappresenta uno degli elementi più sobri.

Lo scrittore ed ex-professore di lingue slave all’università di Roma Predrag Matvejevic, che adesso vive a Zagabria, ha diverse volte in scritti e dibattiti chiamato l’Italia di oggi “democratura”. E non è difficile vedere come si sta svuotando la democrazia italiana della sua linfa. Il parlamento ha ormai come unico compito quello di far passare decreti che entrano immediatamente in vigore. Questioni importanti, come il piano finanziario del governo, vengono decise con un frettoloso voto di fiducia. Il dibattito parlamentare è stato troncato o ridotto al minimo per lasciare spazio a decisioni rapide. Un fatto che ha spinto persino Gianfranco Fini, alleato fraterno e presidente della camera, a stigmatizzare il comportamento del primo ministro definito “atteggiamento da Cesare”.

Uno dei nuovi arrivati al parlamento dominato da Berlusconi è Gianrico Carofiglio. Alle spalle, una lunga carriera da giudice e anche diversi libri, tra cui gialli che spesso si svolgono nella sua Bari, nell’Italia del sud. Da un anno e mezzo è al senato con i Democratici dell’opposizione.
- Un’esperienza stimolante, anche se dal punto di vista democratico la sensazione è piuttosto cupa – mi dice quando lo incontro nel suo ufficio proprio dietro il senato.
- Oggi il parlamento è un’istituzione fortemente indebolita. Sul posto si ha la netta sensazione che il processo decisionale sia stato trasferito altrove.

Non si tratta solo dei molti decreti del governo. La maggior parte delle proposte di legge vengono dal governo e non da singoli parlamentari. Carofiglio dà senza esitazione la colpa di ciò a Berlusconi e ai suoi alleati, il partito anti-immigrati Lega Nord.
- Sono due partiti fortemente populistici cui le regole parlamentari non interessano granché. Il loro ragionamento, in parole povere, è “se le regole ci vanno bene le rispettiamo, sennò ce ne freghiamo o le cambiamo con ogni strumento a disposizione”.

Carofiglio è un degli 80 senatori che hanno firmato una mozione in difesa della costituzione del paese. Spiega che la considera minacciata, non da ultimo per via di tutte le leggi su misura che il governo ha presentato. La più importante di esse, quella che avrebbe dato a Berlusconi l’immunità, è stata bocciata quest’autunno dalla corte costituzionale. Il fatto che l’avvocato difensore di Berlusconi Niccolò Ghedini sia anche parlamentare e oltretutto sia presente in commissione di giustizia costituisce secondo Carofiglio una situazione senza senso. “Un giorno è in tribunale e difende il suo cliente, per poi trovarsi il giorno dopo in parlamento ad elaborare leggi che possano fermare i processi.” L’ultima proposta di Ghedini di porre un limite massimo di sei anni per ogni processo (dalla prima istanza fino al Tribunale superiore) è come cambiare le regole del gioco nel bel mezzo della partita. Per Carofiglio è come essere in vantaggio 1 a 0 a fine primo tempo e fischiare subito la fine per non rischiare di perdere nel secondo tempo.

- Il fatto che Berlusconi sia il primo ad infrangere le regole a tutti i livelli è qualcosa di molto pericoloso che avvelena la vita pubblica del nostro paese. Quando chi ha il diritto di correggerlo (ad esempio la corte costituzionale) lo fa, il primo ministro sommerge tale istituzione di odio e disprezzo.
- La democrazia sta male e potrebbe anche peggiorare. Ci vorrà molto tempo per curare le ferite.
Alcuni mesi fa, Carofiglio ha scritto su La Repubblica a proposito della capacità di provare vergogna. O, per meglio dire, dell’incapacità degli italiani di provare vergogna.
- Se provo dolore, capisco che c’è qualcosa che non va e cerco di curarlo. Se mi vergogno, mi rendo conto di aver fatto qualcosa di sbagliato e forse di aver contravvenuto ad accordi sociali della collettività. Ma se perdo la capacità di provare vergogna, allora la mia vergogna si tramuta in superbia e presunzione.

- Questo potrebbe essere l’inizio di malattie gravi che verranno poi scoperte troppo tardi, dice Carofiglio riferendosi a Berlusconi che negli ultimi anni ha frequentato sia minorenni che prostitute.
Al momento dell’intervista, il quarto romanzo di Carofiglio sull’avvocato Guido Guerrieri non era ancora stato pubblicato. ”Le perfezioni provvisorie” è uscito solo giovedì scorso. Ma Carofiglio nega che la sua nuova vita da parlamentare abbia ispirato questo giallo. Non è il Bo Balderson del parlamento italiano, insomma.
- La storia l’avevo pronta già all’inizio del 2009, ma mentre la completavo e riscrivevo durante l’estate ecco che scoppia un intricato caso di droga e prostituzione. Uno dei protagonisti del libro è Nadia, un’ex prostituta di Bari, che del resto era già presente in uno dei miei libri precedenti.

Per sicurezza, Carofiglio ha scelto di provvedere il libro di una precisazione in cui spiega che tutto è finzione, dato che la storia sembra avere parecchie cose in comune con le indagini dell’estate scorsa su droga e prostituzione, che coinvolgevano anche Berlusconi per via dei suoi contatti con Gianpaolo Tarantini. Quest’ultimo è l’uomo che ha presentato a Berlusconi la prostituta Patrizia D’Addario, la quale non solo ha passato la notte nella residenza istituzionale del governo, ma ha anche registrato Berlusconi che diceva: “Aspettami nel lettone di Putin” – e ovviamente è di Bari!
Il conflitto di interessi tra l’imprenditore e il politico Silvio Berlusconi è il problema principale dell’Italia di oggi. Un problema che però non viene mai discusso. Il conflitto non è mai stato risolto e diversi governi di sinistra hanno lasciato la questione da parte, per paura di perdere voti e di essere tacciati per sempre da Berlusconi di essere comunisti.

Per sicurezza, Carofiglio ha scelto di provvedere il libro di una precisazione in cui spiega che tutto è finzione, dato che la storia sembra avere parecchie cose in comune con le indagini dell’estate scorsa su droga e prostituzione, che coinvolgevano anche Berlusconi per via dei suoi contatti con Gianpaolo Tarantini. Quest’ultimo è l’uomo che ha presentato a Berlusconi la prostituta Patrizia D’Addario, la quale non solo ha passato la notte nella residenza istituzionale del governo, ma ha anche registrato Berlusconi che diceva: “Aspettami nel lettone di Putin” – e ovviamente è di Bari!
Il conflitto di interessi tra l’imprenditore e il politico Silvio Berlusconi è il problema principale dell’Italia di oggi. Un problema che però non viene mai discusso. Il conflitto non è mai stato risolto e diversi governi di sinistra hanno lasciato la questione da parte, per paura di perdere voti e di essere tacciati per sempre da Berlusconi di essere comunisti.

Berlusconi guarda ai suoi elettori come se fossero un pubblico televisivo, e in effetti lo sono in larga misura. Nei 16 anni di politica attiva di Berlusconi, è cresciuta una nuova generazione che adesso ha diritto di voto.
- Non hanno la più pallida idea di che cosa sia la divisione dei poteri e il conflitto di interessi. Continuo ad arrabbiarmi ogni giorno, ma ormai sono rimasto quasi solo io, dice il giornalista televisivo Santo Della Volpe, che ha lavorato 28 anni al TG 3 del terzo canale pubblico della RAI. Uno dei pochi programmi di informazione che non sono stati trasformati in megafoni del governo.

- Io difendo il servizio pubblico. Noi di RAI 3 siamo sempre stati una voce indipendente e cerchiamo di continuare ad esserlo.
Berlusconi controlla cinque canali tivù nazionali, principalmente i suoi tre: Rete 4, Canale 5 e Italia 1. La sua ampia maggioranza parlamentare fa sì che possa esercitare anche un’influenza forte e diretta sia sulla dirigenza della RAI che sulla nomina dei direttori delle reti e dei telegiornali. Ne sono stati cambiati diversi durante il 2009. Una delle scelte più discusse è stata quella di Augusto Minzolini come nuovo direttore del TG 1, il telegiornale più importante. Berlusconi ha insomma piazzato un altro dei suoi giornalisti-lacchè. Minzolini appare sullo schermo solo per esporre i propri commenti personali. In uno di essi, Minzolini ha dichiarato che le affermazioni sulle frequentazioni di Berlusconi con prostitute erano “solo gossip”, ragion per cui il TG 1 non ne avrebbe parlato nei suoi servizi.

Le epurazioni di Berlusconi sono passate anche da RAI 3. Cambio di direttore generale e di quello del TG. Dopo una lunga battaglia, la conduttrice della redazione Bianca Berlinguer è stata nominata direttrice. È determinata e indipendente, e da diversi decenni dimostra che sta in RAI per meriti propri e che non è soltanto la figlia maggiore dello storico leader del partito comunista italiano, Enrico Berlinguer.
La scelta non è certamente stata una correzione verso destra, ma comunque un modo per Berlusconi di dimostrare il suo potere e la sua influenza su di un canale che egli considera un avversario politico.

Tutte le apparizioni di Berlusconi sono accuratamente adattate alle esigenze televisive. Dopo l’attacco di dicembre, la sua popolarità è cresciuta. Il 13 dicembre un uomo gli ha lanciato in faccia un modellino del duomo di Milano, causandogli la rottura del naso e di alcuni denti. Le immagini di un sanguinante primo ministro hanno poi fatto il giro del mondo.
- Qualcosa dev’essere andato storto. Berlusconi sembra aver scelto di fare la parte del martire. La polizia è andata via con il primo ministro solo dopo che questi era uscito di nuovo dalla macchina e aveva mostrato a tutto il mondo il suo volto sanguinante, dice Santo Della Volpe.

Il regista Marco Tullio Giordana ha una relazione semplice ed incontroversa con la tivù. Non la guarda. Nella sua casa di campagna, dove scrive le sue sceneggiature, la tivù non c’è. Eppure ha arricchito la televisione italiana, con il magnifico affresco “La meglio gioventù”, in cui attraverso una grande famiglia si rappresentano 40 anni di dopoguerra italiano.

Prima parliamo del suo nuovo progetto mastodontico: “Piazza Fontana”. Un film su ciò che fu l’inizio degli anni del terrorismo italiano, cioè lo scoppio, nel 1969, di una bomba presso la banca dell’agricoltura nel centro di Milano. Oggi si sa che quell’azione fu manovrata da gruppi neofascisti con il probabile coinvolgimento dei servizi segreti italiani. Dopo ben sette processi nessuno è ancora stato condannato. Il materiale raccolto è talmente ampio che, oltre al film, Giordana pensa di fare anche una serie di programmi televisivi che analizzeranno in modo critico il materiale stesso.

Un po’ controvoglia, Giordana accetta di passare alla situazione politica attuale.
- È imbarazzante. Prima di tutto io sono un patriota. Non c’è un solo festival del cinema cui vada senza ricevere domande su Berlusconi. Normalmente evito di parlare di lui. Ho la sensazione che lui ottenga le royalties ogni volta che menziono il suo nome e io non voglio contribuire oltre.
La domanda che più spesso gli viene posta è com’è possibile che siano in così tanti a votare per Berlusconi.
- I voti in una democrazia sono sempre il risultato di una sorta di incantamento e seduzione. Non è che voti per una persona perché ha presentato un programma che tu hai studiato e approfondito.

Marco Tullio Giordana racconta della profonda impressione avuta quando Berlusconi, al momento di entrare in politica, fece stampare e distribuire gratis quel delizioso e allegro libro: “Una storia italiana”, che mostrava la sua vita e il suo successo.
- Si mise in mostra di fronte agli elettori. Il messaggio era evidente: “Guarda cosa ho fatto, come ho creato la mia impresa e un sacco di posti di lavoro. Guarda come sono simpatico. Il mio successo non mi ha fatto diventare uno snob come la famiglia Agnelli. Mi piacerebbe giocare a carte con voi. Mi piacciono le belle donne, proprio come a voi. Sono uno di voi.”

In 16 anni, l’opposizione non è mai riuscita a rappresentare un’alternativa credibile a Berlusconi. Romano Prodi lo ha fronteggiato due volte uscendo vincitore in entrambe le occasioni. Ma in entrambe le occasioni, gli alleati di Prodi non l’hanno lasciato governare, continua Giordana che è fortemente deluso dalla politica.
- Oggi come oggi è molto difficile simpatizzare con la sinistra.
Giordana non è mai stato iscritto a un partito politico ed è tra quelli che pensano che gli artisti debbano rimanere fuori dalla politica.
- Era più facile quando la sinistra era “condannata” ad un’eterna opposizione e poteva rivolgere senza paura le sue critiche anche contro la propria concezione ideologica, così come fece Pasolini. Per me, lui rimane l’esempio di come deve essere l’artista: libero e indipendente.

All’ultima domanda, se la democrazia in Italia è minacciata, Giordana risponde senza esitare di sì. È un processo che va avanti da molto tempo.
- Molto prima che la democrazia cominciasse a dare segni di profondo cedimento, il buon gusto e il buon giudizio di questo paese sono andati persi. Il benessere e la felicità degli italiani si sono sempre basati su un tenore di vita modesto. Non erano mai frustrati, nemmeno dopo la guerra con tutta quella povertà. Perché sapevano di vivere in un paese meraviglioso, circondati da un’incredibile bellezza e che nella loro chiesa c’era un dipinto di Caravaggio, Giorgione o Duccio di Boninsegna. Allora, quando erano poveri, non avevano complessi di inferiorità. Ce li hanno invece oggi, ricchi e frustrati.

- La mia risposta dev’essere: per un popolo che oggi è così infelice, che ruolo e che significato ha la democrazia? Nessuno!
- Ricordiamoci che in Italia solo una minoranza combatté per la democrazia. È chiaro che non viviamo in una dittatura, ma sono in pochi oggi a vedere il valore della democrazia.



martedì 19 gennaio 2010

Little Italy

Questo articolo letto sull'Unità fotografa perfettamente lo squallore totale in cui è sprofondato questo ridicolo paese.

Il pagliaccio preferito dagli italiani ormai arriva anche ad usare i bambini dell'Aquila per i suoi viscidi disegni propagandistici, la cosa che però fa più tristezza sono gli adulti che fanno finta di non capire quello che sta succedendo da ormai troppo tempo.

Per quanto tempo ancora dovrò vergognarmi di essere italiano ?


Berlusconi all'Aquila: "Bimbi vi piaccio?"

Tabelline, piccoli quesiti di matematica, ma anche la domanda se Silvio Berlusconi sia un buon presidente del Consiglio. Il premier visita la scuola primaria  "Mariele Ventre", un prefabbricato costruito per ospitare i bambini dell'Aquila dopo il terremoto, e fa un piccolo show con gli alunni.

Prima entra in qualche classe, chiede ai bambini se sono bravi, se studiano, se c'è qualcuno che tifa per il Milan. Poi, in sala mensa, c'è anche un microfono e il presidente del Consiglio inizia a scherzare con i bambini: «Vediamo se nella nuova scuola avete imparato le tabelline», dice ridendo. «Qual è la capitale d'Italia», chiede ancora ricevendo la risposta in coro dai bambini. E poi chiede: «Pensate che Silvio Berlusconi sia un buon presidente del Consiglio?». I bambini in coro rispondono «sì» e allora il premier replica: «Allora daremo il voto anche ai bambini sopra i cinque anni...».

Berlusconi affida poi ai bambini un messaggio per i loro genitori: «Dite a mamma e papà che Berlusconi è venuto qui, che manderà tanti bei libri nuovi per la vostra scuola, duemila bastano? E fate a loro tanti auguri affinchè i sogni che portano nel cuore per il vostro futuro si avverino. Ma perchè sia così - aggiunge - dovete studiare».

Berlusconi chiede poi ai bambini se ci sia qualcuno che vuole fare il medico, l'avvocato, l'ingegnere e poi fa anche una domanda «rischiosa: qualcuno di voi vuole fare il politico?». I sì sono molti e allora il premier dà un «consiglio: cercate prima di diventare medici, avvocati e ingegneri e poi, magari interessatevi alle cose che servono per la vostra città e per il vostro paese». Berlusconi continua poi con gli scherzi: «Quante dita ha una mano?», chiede ai bambini che rispondono cinque. «Quante dita hanno due mani?», e la risposta è dieci. E poi «una domanda più difficile: quante dita hanno dieci mani». I bambini in coro rispondono "cento" e Berlusconi dice: «Bravi, rispondono tutti cinquanta, voi invece avete dato subito la risposta giusta», dice Berlusconi lasciando il dubbio tra i giornalisti se scherzasse o meno.

All'uscita dalla scuola ci sono ancora abitanti dell'Aquila che vogliono salutare Berlusconi. Qualcuno gli chiede: «Venga a trovarci ancora». Il premier risponde: «Ormai non ce n'è bisogno, siete a posto», ma qualcuno risponde: «Mica tanto...». Ci sono anche dei giovani sostenitori di Berlusconi, con indosso la maglietta "L'Aquila con Silvio". Il premier si avvicina, gli viene consegnata una maglietta e i giovani lo ringraziano così: «Grazie presidente, ci ha garantito un terremoto di lusso».