sabato 20 febbraio 2010

Visti da Fuori

The Independent: altro che veline, i veri guai del premier si chiamano Bertolaso



Ronald Reagan si era guadagnato il nomignolo di presidente “Teflon”, ma la capacità di Berlusconi di scrollarsi di dosso le disgrazie fa impallidire la metafora dedicata al presidente americano. Dieci mesi fa, mentre mi preparavo a partire da Roma, Berlusconi sembrava in pieno declino. A metterlo all’angolo era stata la moglie Veronica: lo scorso aprile l’annuncio che intendeva divorziare sembrò aver spezzato l’incantesimo che aveva ipnotizzato il Paese per anni. D’improvviso si ebbe l’impressione che la gente cominciasse a vederlo per quello che era. I commenti di Veronica – una donna che gli era stata stoicamente accanto per 30 anni - sulla sua abitudine di frequentare minorenni, la sua condanna del “ciarpame” – le showgirl prosperose – che voleva candidare alle elezioni europee, il suo accenno criptico secondo cui «mio marito non sta bene», gettarono una luce nuova e sinistra su Berlusconi. Sarà pure super-ricco, brillante, pieno di energia, carismatico – ma che schifo! Con che personaggio squallido siamo alle prese! E a quali orrori alludeva la frase di Veronica «non sta bene»? Di quali sfoghi di megalomania, sadismo o psicosi sarà stata al corrente la sciagurata Veronica?

Sono tornato in Italia sei mesi dopo e tutto era cambiato: il Vaticano in ambasce per lo scandalo Boffo, Veronica costretta alla difensiva con Berlusconi che minacciava di darle lo sfratto e un gran parlare di Berlusconi nei panni della vittima cui si voleva togliere il potere a causa delle sue birichinate sessuali.

Ora si stanno nuovamente accumulando brutte notizie per Berlusconi – alla vigilia delle regionali, come egli stesso sottolinea. L’accusa di aver corrotto David Mills inducendolo a mentire ai giudici sulle sue società offshore e sui fondi neri sarà discussa la settimana prossima dinanzi a due tribunali e Berlusconi ha dichiarato che sarà presente al processo quando verrà ripreso a Milano, anche se non ci scommetterei. Nel frattempo sono arrivati guai seri da un’altra direzione.

Guido Bertolaso è stata la grande scoperta di Berlusconi dopo la vittoria elettorale del 2008. Personaggio vigoroso, riflessivo, perennemente accigliato, Bertolaso, capo della Protezione Civile, incarnava alla perfezione la promessa del primo ministro di non farsi intralciare dalle pastoie della burocrazia e di affrontare i problemi più difficili del Paese.
Accanto a Berlusconi a Napoli due anni fa, subito dopo le elezioni, c’era Bertolaso pronto a promettere di far sparire la montagna di rifiuti che soffocava la città – e mantenne la promessa. È stato Bertolaso lo scorso aprile ad accompagnare il primo ministro ripetute volte a L’Aquila dopo il terremoto promettendo alle vittime del disastro una casa in tempi brevissimi e la ricostruzione della città in tempi record e senza cedimenti alla corruzione.

Berlusconi ha venduto Bertolaso all’opinione pubblica descrivendolo come estremamente onesto, lavoratore e affidabile, un puritano tutto d’un pezzo in grado di essere complementare rispetto al più estroso Cavaliere. E grazie al favore del primo ministro, la Protezione Civile è diventata l’istituzione più rispettata e privilegiata del panorama nazionale tanto che la maggioranza ha presentato un disegno di legge per privatizzarla.
Il signor “Perfettino”, però, non era come sembrava. Dopo aver intercettato il telefono di Bertolaso e di un certo numero di imprenditori amici suoi, i magistrati di Firenze hanno dichiarato che in base alle registrazioni – le cui trascrizioni hanno riempito le pagine dei quotidiani italiani – si è portati a ritenere che Bertolaso sia stato da sempre in combutta con imprenditori di dubbia moralità che gonfiavano i costi in ragione di decine di milioni di euro e compensavano l’uomo di Berlusconi per la sua discrezione mettendo a sua disposizione una prostituta brasiliana “di alta classe” di nome Monica.

Il progetto di privatizzazione della Protezione Civile diretta da Bertolaso è stato bloccato e lo stesso Bertolaso è sull’orlo del baratro. Ma il suo protettore non sembra aver patito danni particolari a causa dei guai del suo fidato luogotenente. Dall’opposizione nessuno chiede che il primo ministro assumendosi le sue responsabilità spieghi come e perché il suo protetto ha fatto questa rapida e strabiliante carriera.

Berlusconi ha incarnato lo Stato italiano per quasi tutti gli ultimi 15 anni – ma secondo Curzio Maltese è stato in realtà il tenace nemico dello Stato tacitamente impegnato ad aiutare chi si arricchiva o chi voleva arricchirsi evitando di pagare le tasse. È questa una convincente spiegazione della sua popolarità, una popolarità che resiste ai suoi infortuni politici e al deplorevole stato dell’economia italiana. Ogni qual volta viene alla luce una accusa di illegalità, per gli evasori fiscali altro non è che la conferma che Berlusconi è il loro uomo. Ogni qual volta l’economia fa segnare un arretramento, quanti sono riusciti a non farsi beccare dalla Guardia di Finanza ringraziano la loro buona stella per il fatto che Berlusconi sta dalla loro parte.

Oggi l’Italia sta divorando se stessa. Ricchezza privata e miseria pubblica; continui tagli di spesa che colpiscono senza pietà scuole, università, ospedali e musei mentre le gerontocrazie chiuse nel loro bunker non vengono nemmeno sfiorate; un numero sempre crescente di giovani intraprendenti e di talento che scappano all’estero per studiare e lavorare mentre i loro coetanei meno avventurosi faticano a sbarcare il lunario con lavori insicuri e miseramente retribuiti; una criminalità organizzata che non fa che estendere la sua sfera di influenza; paura e odio per gli immigranti, sentimenti cinicamente incoraggiati dai politici del governo: questa è la deprimente eredità di Berlusconi.

Tra gli altri “Grandi Eventi” affidati a Guido Bertolaso, braccio destro di Berlusconi nella Protezione Civile, c’erano le stravaganze previste per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Forse si farebbe meglio ad annullare tutto. Uno dei padri fondatori dell’Italia ebbe ad osservare: «abbiamo fatto l’Italia, ora bisogna fare gli italiani». Si era appena a metà dell’opera quando Berlusconi ha contribuito a disfare buona parte del tessuto dell’identità nazionale. Se essere cittadini significa in misura considerevole dare a Cesare quel che è di Cesare, non è stato solamente l’erario a patire le conseguenze della generosità di Silvio nei confronti degli evasori. È stato mortificato anche lo spirito della nazione.
© The Independent

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