sabato 20 dicembre 2008

Don't cry for us Argentina

[Clarin]

Non ci sono soldi per comprare nei grandi negozi e aumenta la vendita di cianfrusaglie che provengono, di solito, dalla Cina.
È una moneta di colore argento e oro il simbolo di questo Natale di crisi che qualcuno chiama “l’ultimo Natale” [in italiano nel testo, N.d.T.] perché oltre le feste di fine anno si agita il fantasma di momenti peggiori di quelli che si vivono ora. Fino a un cambiamento dei tempi. “Tutto per 1 euro”. Basta una moneta, la moneta, assicurazione di stabilità per 500 milioni di europei anche se dei 27 membri dell’Unione solamente 15 fanno parte del mercato unico, la già leggendaria Eurolandia. Alla MAS, uno dei più grandi magazzini di abbigliamento di Roma, in piazza Dante nel quartiere Esquilino, occupato da commercianti cinesi e pieno di vita, c’è un grande cartello che indica l’offerta di vestiti a un solo euro.
Un euro per un paio di jeans, un euro per una camicia. Tutti abiti usati ma i poveri immigrati - già maltrattati come stranieri indesiderati e preoccupati di poter essere espulsi nel caso perdessero il lavoro che comincia a scarseggiare a causa della crisi - si sentono in paradiso. E molti più italiani sono felici di non rimanere fuori dalle feste. Intere famiglie attraversano l’Esquilino, il quartiere della stazione Termini, della chiesa di Santa Maria Maggiore e della piazza dove si trova il vecchio palazzo dell’ambasciata argentina.
All’Esquilino si trovano molti cartelli che indicano “tutto per 1 euro” ma la trovata pubblicitaria per attrarre la gente con le occasioni si è diffusa per tutta la penisola in sintonia con questi tempi duri. Non appena cade qualche goccia d’acqua a Roma - e da una settimana piove copiosamente -, spuntano da ogni parte immigrati indiani, pakistani e del Bangladesh. Sono centinaia e tutti vendono ombrelli. Anche loro si sono uniti alla campagna “tutto per 1 euro”, un prezzo in saldo, e sorridono perchè agli italiani e ai turisti li vendono “come mai prima”, ha detto Rajiv al “Clarin” di fronte al Vaticano.
La chiave di tutto sono i prodotti cinesi che costano pochissimo e arrivano via mare in grandi container. Nel quartiere di Monteverde si trova un negozio di prodotti “tutto per 1 euro” che attira una clientela assente nei desolati negozi dei dintorni. La specialità è vendere qualsiasi tipo di decorazioni natalizie. Piccole cose, che però soddisfano un requisito fondamentale per il sentimento italiano: sono un “pensierino”. Il “pensierino“ significa “ho pensato a te anche se non ho soldi”. “Con 50 euro si possono comprare altrettanti pensierini”, mi dice la mia vicina Maria, 83 anni, che riceve una misera pensione ma che non vuole lasciare senza regalino i suoi familiari.
Per quattro euro il vostro corrispondente ha comprato un set di decorazioni per l’albero di Natale da 60 pezzi. Ovviamente cinesi.
Al mercato delle pulci di Roma, Porta Portese, in origine sede del mercato nero della città durante la seconda guerra mondiale, i librai si sono adattati allo stato nazionale di crisi e si possono comprare molti libri usati per uno o due euro. “Che tempi signore!”, esclama Vladimiro che è russo e in fondo è contento “perchè siamo tornati a vendere anche se non guadagnamo niente”.
Accanto a Vladimiro e ai suoi libri ci sono diverse bancarelle di cinesi che hanno messo in vendita tutto quello che potevano a un euro o giù di lì.
L’inverno climatico nell’emisfero boreale arriva il 21 dicembre ma per l’Europa e, soprattutto, per l’Italia, è l’inverno della povertà quello che conta. Nessuno vuole pensare a come sarà il prossimo Natale. L’impressionante aumento del livello del fiume Tevere, che attraversa la metropoli e sfiora la Città del Vaticano, negli ultimi giorni ha tentuto col fiato sospeso i romani. Non ci sono stati allagamenti ma la preoccupazione ha alimentato la tristezza che si vive a causa di un futuro difficile che, come la piena del fiume, sta arrivando inevitabile.
In realtà l’Italia è entrata in recessione lo scorso aprile ma la stagnazione economica dura da anni. Berlusconi ha già governato per cinque anni con una parentesi di 20 mesi del governo di centro-sinistra di Romano Prodi, ma naturalmente dà tutta la colpa alla “sinistra”[in italiano nel testo, N.d.T.].
Berlusconi è popolare, approvato da più del 60% degli italiani, e tutti i giorni li esorta ad avere fiducia. “Noi costruiamo il nostro futuro. Bisogna continuare a consumare per dimostrare che non accettiamo il clima di disfattismo”, dice. Sa che non è così, lo sanno tutti, però l’ottimismo gratuito è una delle caratteristiche della sua personalità che piacciono all’italiano medio.
I commercianti sono divisi. Quelli che guadagnano nei pressi di Piazza di Spagna a Roma e in via Montenapoleone a Milano sostengono che le vendite non caleranno molto quest’anno, anche se “la crisi si sente”. A Torino invece la crisi colpisce dall’alto: ci sono 700 imprese in difficoltà che mettono a rischio 150 mila lavoratori. La Fiat ha venduto in ottobre quasi il 35% di auto in meno e il peggio deve ancora arrivare. Le signore appartenti al ceto benestante sono tornate al Balon, il vecchio mercato della città dove si può trovare di tutto a metà prezzo. Anche lì si vedono cartelli “tutto a 1 euro”.
La catena di negozi Eurocity ha aderito alla promozione che permette di portarsi a casa ogni regalo a 1 euro e le vendite sono aumentate del 20% nel ricco nord Italia, dove si teme di più che la crisi porti alla chiusura delle imprese e aumenti la disoccupazione nei prossimi mesi.
L’ultima moda è quella dei regali a costo zero. Caterina Pasolini dice che “il Natale dei tempi di crisi cambia i pacchetti e le sorprese. Dimentichiamoci le carte di credito e il denaro. I regali migliori si fanno con tempo, esperienza e immaginazione”. Li chiamano “i regali del cuore”. Sono “pensierini” fatti da ognuno. Sono frutto dell’inventiva, come le lezioni di cucina da regalare agli amici o come il professore che ha regalato alla moglie la promessa di non parlarle del suo lavoro per due settimane. Giulia Danteri ha preferito “un regalo del cuore più profondo, perchè sono disoccupata”. Ha promesso di andare a visitare i suoi nonni almeno una volta al mese nel terribile 2009 che sta per arrivare. “Tutti rimaniamo molto felici e ci vogliamo più bene”, ha affermato a “Clarin”. “Non ci sono soldi né crisi che sostituiscano i buoni sentimenti”.
[Articolo originale di Julio Algañaraz]
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