domenica 19 ottobre 2008

Contromano di Curzio Maltese

Nelle crisi economiche la retorica è sempre l’unica merce in abbondanza, ma stavolta la faccia di bronzo dei potenti ha stracciato tutti i primati.

Nell’ultimo mese da presidente, Gorge W.Bush è passato da liberista a socialista e ha rinnegato la politica, i dogmi e le amicizia di otto anni. Per completare la conversione manca che diventi pacifista.

Benedetto XVI ha lanciato l’alto messaggio che “il denaro è nulla”. Che cos’è, un’autocritica? L’unica religione che dispone direttamente di un immenso patrimonio immobiliare e finanziario, di uno Stato con diritto di battere moneta, di una banca (lo Ior) fra le più spregiudicate al mondo, spiega ai fedeli che il denaro è un falso valore.

Se commisurare la predica la pulpito non è un problema per il Papa, figurarsi per Berlusconi. Il premier del governo fondato sul conflitto d’interessi si traveste da Savonarola e annuncia che vigilerà sull’etica del capitalismo. E in che modo? Forse cancellando anche il reato di bancarotta, oltre al falso in bilancio?

Nel pomeriggio la maggioranza inserisce nel decreto Alitalia una norma per salvare dalle condanne Tanzi e Geronzi. Pizzicato da Report e Repubblica, la ritira. Non senza altre sceneggiate, Berlusconi che finge di non sapere nulla, Tremonti che minaccia dimissioni. Ma come, sono i padroni della maggioranza e si fanno trattare da fessi?

Tutti giurano ora di volerla fare finita con le bolle finanziarie, con l’economia di carta: si torna all’economia reale. Ma se torniamo all’economia reale, sparisce un quarto del benessere dell’Occidente, del consumismo fondato sui debiti. Nell’economia reale gli Usa valgono ormai meno della Cina, Germania e Giappone meno dell’India, L’Italia meno di Brasile e Corea. Bisogna rassegnarsi a diventare più sobri. Ma è una verità con cui non si vincono le elezioni. Meglio festeggiare in villa e mandare messaggi di ottimismo.

La retorica serve a mascherare gli interessi reali, come nella questione degli immigrati. L’Italia sopravvive grazie al lavoro degli stranieri. Rimpatriare gli irregolari, limitare gli ingressi dei regolari significherebbe mandare a gambe all’aria un quinto del sistema produttivo. Infatti tutte le leggi sull’immigrazione sono studiate per non essere applicabili.

Ma la brava gente, la sera, vuol sentirsi raccontare dai telegiornali la fiaba crudele della tolleranza zero. E quelli gliela raccontano.

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